Fobie specifiche
Sono fenomeni classificati come “paure” persistenti circoscritte alla presenza di una situazione o di un oggetto particolari, che sono definiti come lo “stimolo fobico” o “trigger” (oggetti, animali, luoghi, situazioni, ecc.)
Per la diagnosi di fobia specifica, la reazione deve essere diversa dalle paure normali e transitorie che si verificano frequentemente tra le persone.
Si tratta di una manifestazione emotiva sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia.
La quantità di paura vissuta può variare in base alla prossimità dell’oggetto fobico o alla situazione temuti e può manifestarsi in anticipo o in presenza effettiva dell’oggetto o della situazione. Inoltre, la paura o l’ansia possono evolvere nella manifestazione di un attacco di panico con tutti oppure solo alcuni sintomi.
La persona che in presenza dello stimolo fobico inizia a provare stati di ansia e terrore, tende a strutturare comportamenti di evitamento delle situazioni quali è probabile che ci si possa trovare a stretto contatto con lo stesso stimolo fobico.
I criteri diagnostici che descrivono tale problematica sono sette secondo il DSM 5:
- Paura o ansia marcate verso un oggetto o situazioni specifiche (es. volare, altezze, animali, ricevere un’iniezione, vedere il sangue)
- La situazione o oggetti specifici provocano quasi sempre paura immediata o ansia;
- La situazione o oggetti fobici vengono attivamente evitati, oppure sopportati con paura o ansia intense
- La paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dall’oggetto o dalla situazione specifici e al contesto socio culturale.
- La paura, l’ansia o l’evitamento sono persistenti e durano tipicamente per 6 mesi o più
- La paura, l’ansia o l’evitamento causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
- Il disturbo non è meglio spiegato da sintomi di un altro disturbo mentale, tra cui la paura, l’ansia e l’evitamento di situazioni associate simili al panico o ad altri sintomi invalidanti (come nell’agorafobia); oggetti o situazioni legate ad ossessioni (come nel disturbo ossessivo-compulsivo); ricordi di eventi traumatici (come nel disturbo da stress post-traumatico); separazione da casa o da altre figure di attaccamento (come nel disturbo d’ansia da separazione); o situazioni sociali (come nel disturbo d’ansia sociale).
La fobia specifica può svilupparsi in vari modi: generalmente in seguito ad un evento connotato negativamente (per esempio essere attaccati da un animale) avviene un’associazione per la quale si collega lo stimolo che ha generato il disagio (l’animale che ci ha attaccati) con la sensazione di malessere che si è sperimentata, trasformandolo in uno stimolo fobico. Anche l’osservazione passiva può generare una fobia specifica: se un elemento ha fatto del male ad altri potrebbe farlo anche alla persona che osserva, pertanto si crea lo stesso meccanismo di associazione e genera una fobia. L’associazione è ancora più forte se durante un’esperienza si ha un attacco di panico. In questo caso la persona collega quello che stava facendo o osservando alla sensazione di malessere e forte ansia dell’attacco.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale in integrazione con la terapia EMDR rappresentano il trattamento più efficace per questo tipo di problematica. La tecnica maggiormente utilizzata in tale ambito è l’esposizione immaginativa attraverso la tecnica EMDR ed in seguito con quella graduale in vivo agli stimoli temuti: il soggetto viene avvicinato in modo progressivo fino ad arrivare ad avere contatto diretto con lo stimolo, che diviene neutro ai suoi occhi grazie a un processo di ristrutturazione delle idee irrazionali relative allo stesso che avviene neurobiologicamente e cognitivamente tramite stimolazione bilaterale (ad esempio, “se un ragno si poserà su una mia gamba sicuramente mi pungerà e morirò”). Se per esempio una persona ha una fobia specifica per l’ascensore, il terapeuta concorda con la stessa una serie di stimoli a intensità crescente. Si passa dal guardare una foto di un ascensore, al vedere un video di persone che lo utilizzano, per poi ipotizzare la possibilità di andare con il terapeuta vicino a un ascensore aperto, entrare insieme a lui nell’ascensore tenendo la porta aperta, infine fare qualche piano insieme a lui e usarlo da soli. Tutti questi passi sono rigorosamente graduali e non si passa a quello successivo se il paziente non giudica di essere a suo completo agio in quello attuale. (National Institute for Health and Clinical Excelence, NICE, 2011).